Dec 17, 2014

The Equalizer - Quavio

Non si sa perché si fanno certe azioni o perché si sceglie una strada anziché un'altra. Nel film Equalizer, Denzel Washington dice "basta un evento insignificante per innescare il meccanismo che ti coinvolge e ti fa cambiare il corso della vita". Solo il tempo è in grado di riesumare dalle profondità della mente ciò che è stato sepolto dallo scorrere della vita.  I ricordi finiti sotto la sabbia possono riaffiorare. Basta una scintilla di similitudine e ciò che era morto riprende vitalità.
L'evento insignificante avvenne nel 1981 nel reparto di radioterapia quando avevo iniziato a curare i malati di cancro. Qualcuno, la cui vita era spezzata, mi disse qualcosa che entrò nella profondità della mente. Un momento fugace, senza risalto, forse banale, di quelli che sembra non lascino il segno.
Una parola o forse un silenzio scambiato cambiarono i miei pensieri. Una sensazione impercettibile si insinuò lentamente nel mio essere e come un coltello entrò tra le maglie dei miei pensieri. Inconsapevolmente cominciò una trasformazione facendo emergere quello che durante gli studi medici non era mai affiorato. In quel momento impercettibile e apparentemente insignificante si liberarono le costrizioni maturate nel vivere con la gente comune. Quel momento non avrebbe potuto realizzarsi se la mia indole non lo avesse permesso. Nacque la QUAVIO: una parola incomprensibile ma che significava l'amore per la vita. Piano piano in modo sottile prese forma la mia strada professionale e costruii la mia individualità medica. Non solo pazienti, non solo malati, non solo terapie, non solo morte, ma vita. Il sorriso divenne la mia regola e la disciplina per i collaboratori. L'empatia con le persone che stavano male mi faceva immedesimare nella loro vita dividendo le sofferenze e i sentimenti. Il mio agire era il cammino deciso dal cuore e non dalla mente. 
In un mare di lupi.....!

Dec 16, 2014

Il diluvio greco

La razza umana fu distrutta secondo la mitologia greca da un grande diluvio. Solo una coppia si salvò, Deucalione e Pirra che presero terra sul monte Parnaso dove, da li, gettarono le ossa della madre dietro le spalle. Zeus che era stato l'artefice della distruzione umana, pentito del suo gesto fece risorgere dalle pietre la nuova razza degli uomini. Max Müller nel 1890 affermava "cosa potrebbe essere più ridicolo di questo racconto mitologico sulla creazione?". Su queste orme il filosofo tedesco Ernst Cassirer ne "Il mito dello stato" del 1950 elabora la sua teoria sul mito. La mitologia, e si presume che il concetto possa essere esteso  sia alle culture occidentali che asiatiche, è una malattia che comincia nel campo del linguaggio e si diffonde come una infezione su tutto il corpo. Secondo Cassirer il linguaggio è al contempo una scuola di saggezza e una scuola di follia. Il mito rivela questo aspetto di una ombra scura gettata dal linguaggio sul mondo del pensiero. Il mito nasce dalle confusione tra due termini omonimi: la incomprensibilità e la irrazionalità del mito nasce dalla ambiguità-molteplicità di significati dati dagli uomini primitivi agli inizi del loro linguaggio. Durante il periodo antico la maggior parte degli oggetti aveva più di un sinonimo che dettero origine agli omonimi dove diversi nomi esprimono qualità diverse. Per esempio i 50 nomi per il sole erano le diverse 50 qualità. Questo punto vulnerabile del linguaggio è alle origini storiche del mito. La inspiegabilità dei racconti mitologici con Dei, eroi, battaglie, viaggi celesti mai visti né concepibili da mente umana è all'origine della follia del mito. Tutto il mito in blocco è relegato al ruolo di favola per bambini. Una grande illusione, un inganno della mente e del linguaggio primitivo. La teoria di Cassirer dal 1950 si è diffusa a macchia d'olio nel continente occidentale ed è alla base di una serie di scontri tra la cultura "ufficiale" e la cultura liberale definitaanche "eretica". La mitologia non è appannaggio della cultura greco-romana anzi ha le stesse similitudini che si risnontrano nelle popolazioni e religioni di tutti i continenti. Come è possibile che un vento impetuoso di follia abbia flagellato  gli uomini primitivi inducendoli a generare storie immaginarie ed irrazionali con matrici comuni? Possibile che sia tutta un'invenzione il diluvio universale che devastò tutto il mondo circa 12.000 anni prima di Cristo?  Possibile che la civiltà sia passata in poche migliaia di anni dal neolitico alla epoca attuale senza un passaggio attraverso altre civiltà antecedenti? Possibile che i miliardi di anni trascorsi dalla formazione della terra non abbiano lasciato altro che fossili di dinosauri senza residui di una civiltà organizzata? Il "fattore tempo" da quando hanno inventato il motore a vapore è diventato obsoleto. L'uomo che prima camminava "lento pede" ora è assetato di correre e la sua vita è una continua ricerca di fare, costruire e distruggere. 12000 anni solo una goccia di acqua del mare e postulare che la vita di oggi si sia sviluppata solo in questo minimo lasso di tempo, vuole dire avere una visione limitata della realtà. Se la logica e il raziocinio sono elementi fondanti la società civile, le storie della mitologia non possono essere relegate alla follia ed alla irrazionalità.
Il carro volante che solcava i cieli avvolto in una nube di fuoco e fumo è una realtà per tutti quelli che a Cap Canaveral guardano la partenza della navetta spaziale ed facile supporre che chi ha scritto la mitologia sulle tavolette di argilla o sulle stele di pietra o nei papiri o nelle antiche scritture sacre sia stato testimone dei fatti raccontati ed abbia usato il linguaggio della sua epoca per descrivere quello che non era conosciuto. Ciò che l'antico abitante aveva effettivamente visto  era avvenuto. Non è stata l'ambiguità ad aver creato la mitologia ma il linguaggio primitivo che essendo stato travolto dal tempo è incomprensibile a tutti coloro che lo vogliono uniformare al pensiero del loro momento. Il mito va letto ed interpretato spogliandosi di tutte le gabbie in cui è rinchiusa la mente. I paraocchi messi alla cultura occidentale alla ricerca, e dispiace dirlo il filosofo tedesco ne è l'ideologo, sono deleteri perché impediscono di avere una visione universale del passato. Il mondo non è stato creato il 23 ottobre 4004 a.C come stbilì il vescovo anglicano nel 1624, ma al tempo stesso non si può affermare che la mitologia non si fonda su fatti reali accaduti in tempi passati. Una minoranza di liberi pensatori studiano gli antichi testi e i reperti archeologici con una visione libera dal raziocinio moderno postulato da Cassirer. Non importa se la massa della gente ha fede in questa teoria che ha origine nel pensiero greco, importante è dubitare di verità troppo semplici e confinate alla solo cultura occidentale. Potrebbe succedere che un domani si scopra e si dimostri che la storia della civiltà umana come ci viene propagandata è frutto di un malinteso è una errata interpretazione +o- malevole.
25/11/2014 il mito dello stato Cassirer Ernest longanesi 1950, libro della biblioteca di mio padre Giovanni Bindi che ne condivide il pensiero in quanto nato nel 1910.

Dec 8, 2014

Spiritualità in evoluzione

Sono nato nel gennaio del 1950.
Per 3 giorni urlai come un ossesso perché volevo rientrare nel grembo di mia madre, ma non fu possibile: così cominciai la mia vita. Lo scorrere dei momenti decisivi ( scuola, laurea, matrimonio, figli, etc....) erano colorati di bianco o nero in base alla soddisfazione o alla amarezza con lunghe tonalità grigie. Nel 2000 ci fu un segno premonitore. feci spostare di 100 metri un enorme sasso che stava per essere seppellito in fondo alla vigna. Un caterpillar ed uno scavatore lavorarono un giorno per portarlo in cima al colle e posizionarlo di fronte al monte Amiata. Il sasso divenne un point-view per turisti ed un pensatoio  per me. Il momento cruciale e la svolta esistenziale, a mia insaputa, avvenne nel 2004 quando decisi di andare volontario sulle coste tailandesi distrutte dallo tsunami. Là in quei luoghi, un vestitino di donna affogato in mezzo alla spiaggia e i disegni dei bambini attaccati alle pareti delle scuole determinarono un spaccatura nella mia mente. Da quel momento cominciarono a formarsi pensieri e riflessioni fino a quel momento non considerate importanti: domande filosofiche sullo scopo della vita e sulla natura della esistenza. Il vecchio sasso si trasformò da pensatoio in breinstorming in lunghe nottate passate sotto la pioggia al freddo e al vento del mio Cocco. Piano piano una nuova interpretazione della esistenza è iniziata e di pari passo nel 2008 posizionai un bel sasso all'ingresso della casa per fare meditazione. seduto a gambe incrociate guardavo a sud verso il grande spazio da dove viene il vento del mare. I pensieri si sono articolati e le domande sono uscite dalla confusione e si sono associate alle loro spiegazioni. 
Ora nel 2014 nella mia illusione di ricrearmi un tempio buddista al Cocco, ho posizionato un altro sasso di fronte alla casa. Non è squadrato  come gli altri, anzi è ondulato come il mare e spigoloso come gli scogli, ma quando ho cominciato a usarlo per la meditazione mi sono accorto che spontamneamente non ero più orientato a sud ma verso ovest dove tramonta il sole. La strada si volge al termine e i colori del tramonto illuminano il cuore e la mente con una nuova visione della vita.  Prepotentemente la spiritualità della natura e tutto ciò che mi circonda bussa alla porta.  Niente è avvenuto per caso. Tutto sembra essere accaduto per permettermi di salire i gradini della conoscenza interiore. Il cuore che ho sempre considerato una pompa ha cominciato a parlare. Il suo linguaggio di silenzio apre a percezioni piene di pace e tranquillità diffondendo nel corpo e nella mente rilassamento e contentezza. Attimi fugagi, ma indelebili. La strada è ormai scelta e va continuata fino in fondo. Alla ricerca di cosa, non lo so ancora, ma ho la sensazione che il mio spirito abbia stabilito una serie di contatti.

Buddha

Era un indiano.
Nacque da un re e visse la giovinezza negli agi. Fu impressionato dalla sofferenza e dalla morte il giorno che uscì dalle mura del palazzo. Ripudiò tutto e trascorse 7 anni di privazione nella foresta. Sperimentò le pratiche ascetiche per trovare la pace dei sensi e della mente. Invano gli insegnamenti degli asceti e dei bramini tentarono di uniformarlo alle credenze indiane. Buddha cercò la strada dentro di se allontanandosi dalle parole e dai costumi di quei tempi. Era il 500 A.C. quando in perfetta solitudine capì che dentro di lui c'era la soluzione. Tutto gli fu chiaro. Tutte le sue domande ebbero risposta. La sua mente si illuminò e da allora lo chiamarono il Risvegliato. Per quarant'anni predicò la sua conoscenza. Quando quello che poteva essere raccontato ai non illuminati si esaurì, volutamente accetto' un piatto di funghi velenosi per terminare la sua esistenza. I segreti che ancora erano nella sua mente rimasero segreti. Ora alcune spiegazioni sulle esistenza umana possono essere cercate nella storia precedente la nascita di Buddha. Le antiche religioni sono la fonte da cui il Buddha ha tratto la sua illuminazione. Le conoscenze delle antiche culture erano forse più veritiere e comunque diverse da quanto insegnato nella attuale cultura occidentale.
La mitologia indiana, cinese, sumera, egizia, nonché azteca racconta di civiltà passate in cui gli Dei vivevano con gli uomini. Storie di guerre, amori, città, viaggi stellari e poteri sovrumani sono comuni in tutti gli antichi testi. Anche la Bibbia racconta la storia del mondo dalla sua Creazione fino alla sua estinzione con l'Apocalisse. E' un testo conciso come il "Bignami" dove tutto e' condensato perché scritto attingendo da testi più grandi e complessi. Il Buddha conosceva le fonti scritte della mitologia e delle religioni antiche, ma ha il merito di aver centrato l'attenzione sulla sofferenza e sulla mente dell'uomo. Contemporaneo di Socrate con lui condivide il pensiero della centralità dell'uomo e come conseguire la sua felicità. La sua analisi vecchia di 2500 anni supera tutto lo scibile della moderna psichiatria e psicologia. L'uomo e' portato per natura a vivere la realtà attaccato ai beni materiali e alle emozioni. La transitorietà della vita determina i cambiamenti che portano a soffrire. Il Buddha insegna come vivere felici con la "  Via di mezzo" in un mondo dove la cattiveria e il dolore governano sovrani.

Dec 7, 2014

Invidia e Indole (Vittorio Alfieri 1749-1803)

L'invidia è un sentimento che sorge spontaneamente quando ci troviamo a vivere e a competere con altre persone. L'Alfieri conobbe l'invidia quando a dieci anni, nel 1759, venne a trovarlo il fratellastro di due anni più vecchio di lui. La sua compagnia sviluppava in lui sollievo ed angustia. Ora ruzzando, ora bisticciando e cavandone ora dei regalucci, ora dei pugni. In una di quelle giornate a cavallo tra il gioco e la avversione,  l'Alfieri batté il capo su un alare di ferro privo del pomo di ottone. La ferita fu così lunga e profonda sopra l'occhio sinistro che causò una visibilissima cicatrice che portò per tutta la vita.  A chi gli chiedeva che cosa fosse successo rispondeva che era cascato, e aggiungeva, "facendo l'esercizio". 
Dalle emozioni che nascono nei giovanissimi petti si possono scorgere i semi diversi dei vizi e delle virtù. Difficili da essere percepiti da coloro che lo circondavano, ma per l'Alfieri quel giorno fu un seme di onor di gloria.  Non solo imparò la sofferenza, ma con discernimento indirizzò le sue emozioni verso il bene anziché il male. La sua riflessione e la definizione dell'invidia è sottile ed acuta:
"L'invidia non era però atroce poiché mi traeva ad odiare precisamente quell'individuo ma mi faceva ardentissimamente desiderare di avere io le stesse cose senza però volerle togliere a lui. Questa è la diramazione delle due invidie di cui l'una negli animi rei diventa poi odio assoluto contro chi è il bene e il desiderio di impedirglielo anche non acquistando per sé;  l'altra, negli animi non rei, diventa sotto il nome di emulazione , o di gara, un'inquietissima brama di ottenere quelle cose stesse in eguale o maggiore copia dell'altro. O quanto è sottile, e invisibile quasi, la differenza che passa fra il seme delle nostre virtù e dei nostri vizi!"
Nelle parole dell'Alfieri si intravede la conoscenza della natura dell'uomo. Colui la cui indole è portata all'amore si manifesta fin dalla sua infanzia e non svilupperà odio verso chi è più capace o più fortunato. La sua indole buona lo spingerà verso l'emulazione senza alcun sentimento di rancore. Al contrario le persone con indole malvagia sono coloro che portano questo seme dentro di loro dalla loro infanzia e per costoro la vita sarà sempre una lotta per soffocare gli altri togliendogli, per impossessarsene, tutto quello che loro sono incapaci ad ottenere. L'invidia è un mostro a due facce: davanti i rei-malvagi e dietro i non-rei buoni.
Conclusione: Nei cessi dell'Ateneo di Siena nel 1970 si leggeva questa massima paliesca: "importante non è fare, importante è che l'altro non faccia".

Jul 30, 2014

Il Destino: potere del caso o autodeterminazione consapevole?


Epistole su Facebook il 29 luglio 2014: Vilmer lancia il sasso nello stagno e io leggo le onde che si propagano.

-Vilmer Moia Nella vita le cose accadono per caso o per necessità? E' il destino o il caso, con un semplice lancio di dadi, a determinare le nostre azioni? Napoleone senza la rivoluzione francese, sarebbe diventato uno degli uomini piu importanti del XIX secolo o sarebbe rimasto un semplice ufficiale d'artiglieria? Giulio Cesare senza la guerra civile tra Silla e Caio Mario, che indebolì irrimediabilmente la Repubblica, avrebbe potuto imporre la sua dittatura? Sono gli eventi che determinano la nostra vita o siamo noi a determinarla?..........E milioni e milioni di vite sarebbero cambiate se gli eventi esterni avessero avuto un impatto diverso sulle loro scelte? Nuotare controcorrente serve? O è meglio farsi trascinare da essa e cogliere le opportunità che offre? La più grande libertà?? Non essere responsabile della propria vita..
-Vilmer Moia Cosi come in fisica quantistica, dove il solo guardare una particella ne cambia istantaneamente la posizione o la velocità, il destino, il solo credere in esso aspettando a braccia aperte la sua realizzazione , ne pregiudicherebbe lo svolgimento. Soluzione? Il destino esiste, ognuno di noi ha una predestinazione o un ragione di vita, ma non dobbiamo crederci...
-Ninna De Frigis I filosofi Stoici la chiamavano "pronoia", che equivale al concetto cristiano di provvidenza.
-Mirco Bindi Si, il destino esiste nel momento in cui ciascuno di noi ne diviene artefice.
-Massimo Molinari Mirco Bindi, puoi spiegarlo in maniera più ...estesa. GRZ.
-Mirco Bindi E' facile dire che siamo gli artefici del proprio destino, ma che cosa vuole dire? Si nasce in un mondo sconosciuto e la prima cosa che facciamo è piangere a più non posso. Dopo, giocoforza, ciascuno si adatta, chi più chi meno.  Il vivere diventa una battaglia quotidiana tra quello che si vorrebbe e quello che abbiamo. Più giovani siamo, più cerchiamo soddisfazioni della vita e più ferocemente siamo attaccati ai nostri desideri per i quali si affrontano le battaglie. Non importa l'esito, tutti sperimentano il bene e il male, la felicità e la sofferenza. E' certo che è la volontà di una persona che muove le sue azioni. Più la volontà è ferrea e non influenzata dalle altre persone, maggiore è la scelta della propria vita. Non è facile scegliere in autonomia, ma se la scelta avviene con convinzione, il dubbio e il pentimento sono minori e comunque la "colpa dello sbaglio" non può essere riversata sugli altri (a meno di essere falsi). Non si può scegliere la mamma e nemmeno il babbo per cui esistono cose che avvengono indipendentemente da noi. Forse anche il nonno e il bisnonno, ma allargherei anche alla scimmia e al serpente che sono dentro di me. Il fatto di essere in un determinato luogo , in un determinato tempo dipende dal mondo che gira. Insomma il passato prossimo e remoto sono condizionamenti (destino), ma il cervello con il suo libero arbitrio costruisce la vita. Per tutti è così dal ricco al povero, dal re allo schiavo. ........Ops! sono stato logorroico.Scusate.
-Panikkar stimola la riflessione. L'uomo è una macchina razionale o è un microcosmo che fa parte di un macrocosmo? l'azione dell'uomo è svincolata o collegata all'universo? Il procedere della vita dipende o non dipende dal caso? Le due opzioni non possono essere separate anche se spesso l'uomo sembra libero di agire e di scegliere la sua vita mentre altre volte casualmente i fatti accadono. Le due entità destino e caso rappresentano l'aspetto umano e sovrumano in modo concatenato ed inscindibile tra di loro. Il ritmo cosmico quando ci attraversa si trasforma insieme a noi realizzando la esistenza di ciascun essere umano. Si potrebbe dire che l'energia cosmica si fonde o si manifesta con l'energia vitale dell'uomo? Forse si. "Il ritmo dell'essere non è predeterminato, l'armonia è creatrice e al contempo deve essere creata" R.P.

Jun 17, 2014

Attaccamento e Transitorietà: pilastri del Buddismo.

Il Buddha nacque 500 anni prima di Cristo ed elaborò uno stile di vita filosofico-teologico osservando la sofferenza della popolazione. La vita grama dei suoi tempi non è molto dissimile da quella odierna se si considera la popolazione mondiale nel suo insieme. La vita dell'uomo scorre all'insegna del dolore e della sofferenza (prima verità). Bisogna cercare la causa della sofferenza per porrvi rimedio (seconda verità). Se si conosce la causa è possibile ridurre ed eliminare la sofferenza (terza verità). Dato che il Buddha era un uomo pratico elaborò la quarta verità in cui indica il modo per vivere una vita tranquilla riducendo il peso dei problemi.  La via di mezzo rappresenta lo strumento per impostare il proprio stile di vita all'insegna dell'equilibrio e della correttezza (ottuplice sentiero).
Apparentemente potrebbe sembrare che il buddismo sia abbastanza semplice, ma in realtà vi sono concetti che non appartengono alla cultura occidentale e per tale motivo sono difficili da capire. Nel mare magnum di libri ed insegnamenti, c'è da perdere la testa e arrivare a non capire il buddismo.  Ora dopo quasi 10 anni di riflessione le antiche letture cominciano a mostrare il loro significato e i tanti tasselli si incastrano rendendo di volta in volta il mosaico più completo.
Per il buddismo la causa della sofferenza è l'attaccamento e la transitorietà. Cosa sono questi due concetti? L'attaccamento in occidente è stato definito da uno psicologo nel 1960 nella relazione che si instaura tra la madre e il neonato, mentre la transitorietà rappresenta la precarietà e l'instabilità delle situazioni. Il Buddha chiaramente afferma che l'ignoranza del vero significato di questi concetti porta alla sofferenza. 
L'Attaccamento. La vita è un ciclo che inizia con la nascita, continua con la crescita e termina con la morte. Tutto finisce e tutto si modifica. Niente rimane stabile durante la vita sia nel bene che nel male. Tutte le cose sono destinate a cambiare e quando questo avviene ecco che compare la sofferenza. L'uomo desidera la stabilità e vorrebbe che i momenti felici durassero all'infinito. L'IO è il grande artefice dell'attaccamento. Tutti hanno sperimentato che ad un breve momento di felicità segue un lungo periodo di infelicità. Quanto sarebbe bella una vita perennemente felice? La  realtà triste crea una situazione illusoria e l'IO reagisce cadendo in uno stato mentale irreale sognando una realtà distorta.
La Transitorietà. Il cambiamento è alla base della vita. Niente è perenne e tutto è destinato a morire. L'alternanza tra il bene e il male come la dualità tra il bello e il brutto sono inscindibili nel susseguirsi incessante del tempo. Dalla ricchezza si può passare alla povertà e viceversa la rincorsa della ricchezza è causa di frustrazione e preoccupazione. Ma alla fine tutto finisce e nessuno può portare con la morte quanto ha accumulato da vivo.
Se la giustizia terrena è fallace e la giustizia divina può tardare a manifestarsi, la cura che offre il Buddha è immediata e sicura. Lo stile di vita della persona deve essere equilibrato , il comportamento deve essere giusto e l'azione lontana dagli estremi. Bisogna sconfiggere l'ignoranza. L'uomo non è quella macchina eccezionale e superiore tanto esaltata dalla cultura occidentale. L'uomo ignora l'entità del dolore e vive nella illusione e nel ricordo dei brevi momenti felici. Diventare consapevoli di questa verità fa si che, conoscendo la causa della sofferenza, si può ridurre l'attaccamento ricordandosi ogni giorno la precarietà della vita.
Nella educazione occidentale mancano i concetti della transitorietà e dell'attaccamento che sono due pilastri fondamentali della filosofia buddista. La loro conoscenza permette di illuminare le tenebre della ignoranza e iniziare il percorso di vita più consapevole 

Mar 18, 2014

Le emozioni nella meditazione

Le emozioni sono il nutrimento della mente.
Come il corpo ha bisogno di cibo e acqua, la mente necessita delle emozioni. In loro assenza la mente è in una fase di quiete, quando le emozioni sono troppe , la mente è agitata.
Le emozioni possono nascere nel mondo esterno come il gustare un frutto dolce o amaro, o nell'interno della mente come la simpatia o l'antipatia per una persona. Ci sono emozioni semplici che rispondono ad uno stimolo come la rabbia di fronte ad una azione malvagia ed emozioni complesse come l'amore per un altra persona. Quando le emozioni sono giuste si percepisce la felicità, quando le emozioni sono spiacevoli la mente è turbata ed elabora un sistema di difesa. A volte emozioni diverse si presentano contemporaneamente e ciò determina una stimolazione che supera la somma delle singole emozioni con la generazione di troppi pensieri che possono sfociare nella pazzia o con la creazione di circoli viziosi per cui i pensieri divengono ossessivi e monotematici.
Le emozioni, sia positive che negative generano cambiamenti nella mente che si riflettono sul comportamento. Di fronte all'insorgenza di una emozione l'uomo si trova sempre di fronte ad un bivio. Quale è la strada da seguire?  Per una vita tranquilla e felice l'uomo ha solo una possibilità: il controllo delle emozioni. E' come montare su un cavallo e mandarlo al galoppo senza avere le redini per controllarlo.
Prendiamo il primo pensiero che ci passa per la mente su qualche cosa di piacevole; teniamolo fermo per assaporare la sensazione di piacere che affiora. Cerchiamo di allargare questa sensazione e a cercare le sue caratteristiche, i suoi riflessi sul corpo e la sua influenza sulla mente. Il piacere aumenterà man mano che la mente si concentrerà sull'emozione e la sensazione potrà essere intensa, breve, violenta, intermittente, o suffusa.
Questa sensazione va stabilizzata e percepita come un piacere costante e in crescita. L'emozione iniziale non ha più importanza ciò che conta è il benessere della mente. Attenzione! basta un attimo, una distrazione per far scomparire tutto, ma è possibile ripristinare lo stato di piacere concentrandosi nuovamente sul ricordo piacevole scomparso. Nuove sinapsi si sono formate durante la sensazione piacevole e tutto è memorizzato. Più a lungo la sensazione dura, maggiore sarà il ricordo.
Ci sono persone che si allenano in questi esercizi così intensamente che la sensazione di piacere diviene un oggetto reale della mente che può essere osservato tutte le volte che lo desiderano. E' come un monolite in mezzo al prato, intorno al cui girare per osservarlo in tutte le sue sfaccettature. La mente ne sarà ammaliata e si sentirà libera da tutto ciò che esiste nel mondo. Importante è continuare a nutrire la mente con emozioni piacevoli per rendere il monolite sempre più grande come un faro cui fare riferimento. Ogni volta che si sta all'ombra della felicità si formano le sinapsi della memoria.
Il meccanismo del controllo delle emozioni e dell'immagazzinamento del loro ricordo avviene anche per le emozioni negative. Il fascino che le emozioni determinano sulla mente è potente e la mente ne può risultare soggiogata. Il piacere iniziale di una emozione cattiva si trasforma nel tempo in una droga che avvolge la mente e ne determina il comportamento.
Questo è il bivio che ci si trova di fronte. Le emozioni cattive possono essere controllate solo se la mente è esercitata a sviluppare la sensazione di benessere. La meditazione sviluppa la concentrazione e la saggezza che  liberano la mente dalle emozioni cattive.
grazie a Buddhadasa Bikkhu 2012

Feb 26, 2014

Il Cuore: stargate per lo Spirito

L'istituto HeartMath (HMI) svolge una ricerca sulle attività potenziali del Cuore e dei suoi 40.000 neuroni.
Il campo magnetico cardiaco è enigmatico nel suo significato ed in attesa di prove scientifiche, potrei ipotizzare che il Cuore sia la porta della Coscienza. Cioè lo StarGate che mette in comunicazione la Mente con lo Spirito.
Secondo il Tao, i cinque elementi che costituiscono il Corpo sono uniti in un esagramma con lo Spirito. L'energia vitale dell'universo, quindi spirituale, circola nel corpo per l'azione del pericardio.
La Coscienza è quella sensazione che ciascuno prova quando si trova di fronte al bene e al male. La Coscienza è la voce che dice ciò che è buono e ciò che è cattivo. Ogni essere umano sente questa voce, ma la decisione del comportamento è fatta dalla Mente. Questa riflessione ci dice che esistono così due livelli: il Libero arbitrio nella Mente e la Coscienza nel Cuore. La vita di tutti i giorni è un continuo confronto tra bene e male per la sopravvivenza. Ogni momento siamo chiamati a fare delle scelte.
L'antica filosofia Taoista e le ricerche dell'HeartMath Institut sembrano confluire nella solita direzione. L'universo è armonia e tutto sottosta alle sue leggi, compreso l'uomo. Lo Spirito dell'Universo parla con l'uomo attraverso il Cuore indicando il Bene e il Male. Questo è un grande dono che possediamo. Il cuore non è solo una pompa che fa circolare il sangue: il Cuore è lo strumento che ci unisce allo Spirito, al Tao, all'Anima o a Dio. A noi la scelta.

Feb 15, 2014

Il Buddismo tra l'oppio dei popoli

Il Buddismo è una religione che non ha Dio. Quello che i buddisti ricercano è la verità dell'esistenza nella loro mente. La fede, nell'insegnamento di Buddha, porta la persona a comprendere la natura dell'universo e il suo continuo cambiamento. L'obbiettivo del buddista è la propria felicità. Buddha è venerato come un Dio, ma tutti i buddisti sanno che fu un uomo che aveva raggiunto l'illuminazione e che ha insegnato che tutti possono conseguirla. Il Buddismo è sulla lista nera di tutti coloro che odiano la libertà di pensiero delle altre persone. Per questo motivo i monaci buddisti sono stati oggetto di persecuzione e stragi. A differenza dei martiri cristiani non hanno mai imposto alcuna azione di proselitismo o un Regno di Dio. La scelta di aderire al buddismo è personale ed indipendente dall'adesione alla comunità religiosa.
Oggi la vita sociale nei paesi asiatici può essere paragonata a quella di un treno deragliato in modo analogo a quanto avviene in occidente e nel medio oriente. La società del benessere è una illusione su cui Platone disquisì senza ottenere risultati. Tutte le grandi religioni, ma anche le sette più piccole, insegnano i tre comandamenti basilari della convivenza: non uccidere, non rubare, non desiderare la roba e la donna degli altri. Il loro flop, cioè il fallimento su questi semplici obblighi è sotto gli occhi di tutti sia nel leggere la storia degli ultimi 10.000 anni che la cronaca quotidiana. L'oppio dei popoli è stato identificato da Marx nelle religioni come strumenti fuorvianti la verità. Tutti gli individui del passato e quelli contemporanei sono soggetti al contagio dei tre veleni della mente: rabbia, bramosia ed illusione; come l'oppio rende la realtà irreale e modifica il comportamento della persona drogata, così i veleni della mente determinano comportamenti aggressivi con finalità di supremazia. Tra tanti "pastori" delle religioni pochi sono stati e sono immuni da questo contagio. Confucio, Lau Tzu, Cristo, Maometto e lo stesso Buddha hanno elargito i loro insegnamenti in buona fede, ma tra le loro idee e quanto è stato praticato dai seguaci c'è di mezzo il mare. Recentemente la speranza nella Scienza di una nuova vita basata sul progresso sta fallendo miseramente. La ricerca continua del profitto e del potere sembra essere senza limiti nelle élite governative laiche che hanno sostituito quelle religiose.
Considerazione: Il buddismo è l'unica scialuppa che permette di guadare il fiume in tempesta. La via di mezzo attuata con equilibrio senza la morsa della mente avvelenata, è lo strumento che le singole persone hanno a disposizione per sopravvivere in una società in continuo declino. Può sembrare un atteggiamento egoistico, ma se uno vuole vivere nella onestà senza essere coinvolto e sopraffatto nel circolo vizioso dell'odio, dell'avidità e dell'illusione, ha solo una strada da percorrere: essere buddista.

Jan 9, 2014

Il Tempo - Cronache 64. 05 gennaio 2014

5 gennaio 1950 - 5 gennaio 2014 un intervallo di 64 anni che iniziò probabilmente con un urlo quando uscii dall'utero di mia madre nella città di Firenze addormentata nel buio della notte. Il ciclo della mia vita iniziava con una parabola in salita analoga a tanti esseri simili a me. Il plateau è iniziato in un momento indefinito e la discesa della curva è sicuramente la fase attuale. Se certamente le energie corporee sono minori, forse non altrettanto posso dire per la mia attività mentale. I pensieri sono una produzione incessante che segue uno schema di affascinante bellezza che la meditazione mi ha insegnato. Se considero la parabola nella sua globalità, il tempo trascorso è maggiore del tempo rimasto a disposizione, ciò significa che sarà bene utilizzarlo al meglio ed intensificare la meditazione.
Sono a Bangkok e con la mia famiglia Tai, vado in missione umanitaria a portare oggetti utili ai bambini abbandonati all'Orfanotrofio di Pakkred. All'ingresso, in attesa di consegnare le offerte, metto alcune banconote nei salvadanai in plexiglas e la ragazza mi dà un libro da leggere: "The slipping Tiger di Sitthicahi". Nella prima pagina c'è scritto "if we prove that the time is a being, then killing time can be considered a murder". Ho fatto lo sforzo di far uscire dal torpore la mente ed ecco il risultato.
Nella mia professione ho sempre considerato il tempo un entità fondamentale nella cura dei malati e in ospedale non condividevo le terapie attuate con rigidi protocolli che non tenevano conto dello stato fisico, psichico e sociale del malato. La pretesa dei colleghi di rispettare i tempi dei protocolli senza accettare suggerimenti di modifiche per adattarli alle continue variazioni di salute, era una continua fonte di discussione. Il tempo per me era una variabile biologica importante che mi aiutava a non trasformare il malato in uno zombie. Le discussioni e contrasti con i colleghi erano centrati sulla diversa concezione del tempo e, aggiungo, alla riduzione della casistica da portare ai congressi. La frase di Sitthicahi forniva un interpretazione del tempo più avanzata di quello che io stesso immaginavo. Il tempo non è un entità meramente fisica come definito dalla scienza moderna, il tempo è qualche cosa che interagisce alle fondamenta dell'esistenza dell'uomo. Se si immagina il tempo alla stessa stregua di un essere vivente, tutte le volte che il tempo viene sprecato si compie un omicidio. Ammazzare il tempo significa svuotare l'esistenza della sua vitalità e parimenti, rispettare il tempo vuol dire amare la vita, sempre in tutte le condizioni positive o negative.
Il tempo diviene una entità vitale senza la quale non esisterebbe il mondo. La esistenza dell'uomo è così breve che il tempo acquista una dimensione eterna, sovrumana, onnicomprensiva e superiore.
Quanti giorni della mia esistenza sono trascorsi all'ombra dell'insipienza o della non considerazione del tempo?; quante volte ho corso contro il tempo per raggiungere qualche cosa che si è dimostrato insignificante?; il tempo correva da giovane e ora, da vecchio rimane a malapena qualche immagine nella memoria.
La limitatezza della nostra mente stenta a comprendere questo concetto, ma se pensiamo alla nascita di un pensiero ci accorgiamo che questo nasce improvvisamente dal nulla, si concretizza e cresce progressivamente prendendo forma realizzandosi in 10.000 sfaccettature. Così il Tao spiega il divenire del tempo con il passaggio dallo stato di vuoto (Wu Chi) allo stato di pienezza (Tai Chi) in un continuo passaggio dalla forma Yin alla forma Yang. A differenza della concezione della vita occidentale, in Asia il mondo gira in cerchio ed è una interpretazione riduttiva pensare il progredire una linea retta. La vita è un continuo passaggio dalla vita alla morte per il susseguirsi del tempo. Non c'è inizio, non c'è fine e il tempo diviene un entità intrinseca dell'esistenza. La cultura occidentale, che con il suo consumismo e il desiderio di insaziabile benessere economico, sta inquinando l'Oriente con la globalizzazione di una cultura dimentica del tempo. Diviene sempre più evidente che il mondo sta andando verso uno stile di vita in cui il tempo è inquadrato come un accessorio utilizzato per la soddisfazione del corpo. Ho il dubbio che la strada imboccata sia quella indicata da coloro che negando il tempo si trasformano in assassini di se stessi e degli altri. Non è facile giudicare e non è facile ritenere di aver capito come funziona il tempo, ma lo sforzo che mi impongo per il tempo che mi rimane, è quello di utilizzare la mia mente a non perdere il tempo. Nella consapevolezza del mio essere, nel bene e nel male, nel bello e nel brutto, nel positivo e negativo, ricerco l'essenza della vita e di fronte a coloro che si affannano a correre contro il tempo, mi sposto e li lascio correre , sperando nel mio intimo che vadano verso la rupe Tarpea; non certo per rinsavirli ma per terminarli.

Grazie. mr. Sitthicahi 5gen14