Dec 17, 2014

The Equalizer - Quavio

Non si sa perché si fanno certe azioni o perché si sceglie una strada anziché un'altra. Nel film Equalizer, Denzel Washington dice "basta un evento insignificante per innescare il meccanismo che ti coinvolge e ti fa cambiare il corso della vita". Solo il tempo è in grado di riesumare dalle profondità della mente ciò che è stato sepolto dallo scorrere della vita.  I ricordi finiti sotto la sabbia possono riaffiorare. Basta una scintilla di similitudine e ciò che era morto riprende vitalità.
L'evento insignificante avvenne nel 1981 nel reparto di radioterapia quando avevo iniziato a curare i malati di cancro. Qualcuno, la cui vita era spezzata, mi disse qualcosa che entrò nella profondità della mente. Un momento fugace, senza risalto, forse banale, di quelli che sembra non lascino il segno.
Una parola o forse un silenzio scambiato cambiarono i miei pensieri. Una sensazione impercettibile si insinuò lentamente nel mio essere e come un coltello entrò tra le maglie dei miei pensieri. Inconsapevolmente cominciò una trasformazione facendo emergere quello che durante gli studi medici non era mai affiorato. In quel momento impercettibile e apparentemente insignificante si liberarono le costrizioni maturate nel vivere con la gente comune. Quel momento non avrebbe potuto realizzarsi se la mia indole non lo avesse permesso. Nacque la QUAVIO: una parola incomprensibile ma che significava l'amore per la vita. Piano piano in modo sottile prese forma la mia strada professionale e costruii la mia individualità medica. Non solo pazienti, non solo malati, non solo terapie, non solo morte, ma vita. Il sorriso divenne la mia regola e la disciplina per i collaboratori. L'empatia con le persone che stavano male mi faceva immedesimare nella loro vita dividendo le sofferenze e i sentimenti. Il mio agire era il cammino deciso dal cuore e non dalla mente. 
In un mare di lupi.....!

Dec 16, 2014

Il diluvio greco

La razza umana fu distrutta secondo la mitologia greca da un grande diluvio. Solo una coppia si salvò, Deucalione e Pirra che presero terra sul monte Parnaso dove, da li, gettarono le ossa della madre dietro le spalle. Zeus che era stato l'artefice della distruzione umana, pentito del suo gesto fece risorgere dalle pietre la nuova razza degli uomini. Max Müller nel 1890 affermava "cosa potrebbe essere più ridicolo di questo racconto mitologico sulla creazione?". Su queste orme il filosofo tedesco Ernst Cassirer ne "Il mito dello stato" del 1950 elabora la sua teoria sul mito. La mitologia, e si presume che il concetto possa essere esteso  sia alle culture occidentali che asiatiche, è una malattia che comincia nel campo del linguaggio e si diffonde come una infezione su tutto il corpo. Secondo Cassirer il linguaggio è al contempo una scuola di saggezza e una scuola di follia. Il mito rivela questo aspetto di una ombra scura gettata dal linguaggio sul mondo del pensiero. Il mito nasce dalle confusione tra due termini omonimi: la incomprensibilità e la irrazionalità del mito nasce dalla ambiguità-molteplicità di significati dati dagli uomini primitivi agli inizi del loro linguaggio. Durante il periodo antico la maggior parte degli oggetti aveva più di un sinonimo che dettero origine agli omonimi dove diversi nomi esprimono qualità diverse. Per esempio i 50 nomi per il sole erano le diverse 50 qualità. Questo punto vulnerabile del linguaggio è alle origini storiche del mito. La inspiegabilità dei racconti mitologici con Dei, eroi, battaglie, viaggi celesti mai visti né concepibili da mente umana è all'origine della follia del mito. Tutto il mito in blocco è relegato al ruolo di favola per bambini. Una grande illusione, un inganno della mente e del linguaggio primitivo. La teoria di Cassirer dal 1950 si è diffusa a macchia d'olio nel continente occidentale ed è alla base di una serie di scontri tra la cultura "ufficiale" e la cultura liberale definitaanche "eretica". La mitologia non è appannaggio della cultura greco-romana anzi ha le stesse similitudini che si risnontrano nelle popolazioni e religioni di tutti i continenti. Come è possibile che un vento impetuoso di follia abbia flagellato  gli uomini primitivi inducendoli a generare storie immaginarie ed irrazionali con matrici comuni? Possibile che sia tutta un'invenzione il diluvio universale che devastò tutto il mondo circa 12.000 anni prima di Cristo?  Possibile che la civiltà sia passata in poche migliaia di anni dal neolitico alla epoca attuale senza un passaggio attraverso altre civiltà antecedenti? Possibile che i miliardi di anni trascorsi dalla formazione della terra non abbiano lasciato altro che fossili di dinosauri senza residui di una civiltà organizzata? Il "fattore tempo" da quando hanno inventato il motore a vapore è diventato obsoleto. L'uomo che prima camminava "lento pede" ora è assetato di correre e la sua vita è una continua ricerca di fare, costruire e distruggere. 12000 anni solo una goccia di acqua del mare e postulare che la vita di oggi si sia sviluppata solo in questo minimo lasso di tempo, vuole dire avere una visione limitata della realtà. Se la logica e il raziocinio sono elementi fondanti la società civile, le storie della mitologia non possono essere relegate alla follia ed alla irrazionalità.
Il carro volante che solcava i cieli avvolto in una nube di fuoco e fumo è una realtà per tutti quelli che a Cap Canaveral guardano la partenza della navetta spaziale ed facile supporre che chi ha scritto la mitologia sulle tavolette di argilla o sulle stele di pietra o nei papiri o nelle antiche scritture sacre sia stato testimone dei fatti raccontati ed abbia usato il linguaggio della sua epoca per descrivere quello che non era conosciuto. Ciò che l'antico abitante aveva effettivamente visto  era avvenuto. Non è stata l'ambiguità ad aver creato la mitologia ma il linguaggio primitivo che essendo stato travolto dal tempo è incomprensibile a tutti coloro che lo vogliono uniformare al pensiero del loro momento. Il mito va letto ed interpretato spogliandosi di tutte le gabbie in cui è rinchiusa la mente. I paraocchi messi alla cultura occidentale alla ricerca, e dispiace dirlo il filosofo tedesco ne è l'ideologo, sono deleteri perché impediscono di avere una visione universale del passato. Il mondo non è stato creato il 23 ottobre 4004 a.C come stbilì il vescovo anglicano nel 1624, ma al tempo stesso non si può affermare che la mitologia non si fonda su fatti reali accaduti in tempi passati. Una minoranza di liberi pensatori studiano gli antichi testi e i reperti archeologici con una visione libera dal raziocinio moderno postulato da Cassirer. Non importa se la massa della gente ha fede in questa teoria che ha origine nel pensiero greco, importante è dubitare di verità troppo semplici e confinate alla solo cultura occidentale. Potrebbe succedere che un domani si scopra e si dimostri che la storia della civiltà umana come ci viene propagandata è frutto di un malinteso è una errata interpretazione +o- malevole.
25/11/2014 il mito dello stato Cassirer Ernest longanesi 1950, libro della biblioteca di mio padre Giovanni Bindi che ne condivide il pensiero in quanto nato nel 1910.

Dec 8, 2014

Spiritualità in evoluzione

Sono nato nel gennaio del 1950.
Per 3 giorni urlai come un ossesso perché volevo rientrare nel grembo di mia madre, ma non fu possibile: così cominciai la mia vita. Lo scorrere dei momenti decisivi ( scuola, laurea, matrimonio, figli, etc....) erano colorati di bianco o nero in base alla soddisfazione o alla amarezza con lunghe tonalità grigie. Nel 2000 ci fu un segno premonitore. feci spostare di 100 metri un enorme sasso che stava per essere seppellito in fondo alla vigna. Un caterpillar ed uno scavatore lavorarono un giorno per portarlo in cima al colle e posizionarlo di fronte al monte Amiata. Il sasso divenne un point-view per turisti ed un pensatoio  per me. Il momento cruciale e la svolta esistenziale, a mia insaputa, avvenne nel 2004 quando decisi di andare volontario sulle coste tailandesi distrutte dallo tsunami. Là in quei luoghi, un vestitino di donna affogato in mezzo alla spiaggia e i disegni dei bambini attaccati alle pareti delle scuole determinarono un spaccatura nella mia mente. Da quel momento cominciarono a formarsi pensieri e riflessioni fino a quel momento non considerate importanti: domande filosofiche sullo scopo della vita e sulla natura della esistenza. Il vecchio sasso si trasformò da pensatoio in breinstorming in lunghe nottate passate sotto la pioggia al freddo e al vento del mio Cocco. Piano piano una nuova interpretazione della esistenza è iniziata e di pari passo nel 2008 posizionai un bel sasso all'ingresso della casa per fare meditazione. seduto a gambe incrociate guardavo a sud verso il grande spazio da dove viene il vento del mare. I pensieri si sono articolati e le domande sono uscite dalla confusione e si sono associate alle loro spiegazioni. 
Ora nel 2014 nella mia illusione di ricrearmi un tempio buddista al Cocco, ho posizionato un altro sasso di fronte alla casa. Non è squadrato  come gli altri, anzi è ondulato come il mare e spigoloso come gli scogli, ma quando ho cominciato a usarlo per la meditazione mi sono accorto che spontamneamente non ero più orientato a sud ma verso ovest dove tramonta il sole. La strada si volge al termine e i colori del tramonto illuminano il cuore e la mente con una nuova visione della vita.  Prepotentemente la spiritualità della natura e tutto ciò che mi circonda bussa alla porta.  Niente è avvenuto per caso. Tutto sembra essere accaduto per permettermi di salire i gradini della conoscenza interiore. Il cuore che ho sempre considerato una pompa ha cominciato a parlare. Il suo linguaggio di silenzio apre a percezioni piene di pace e tranquillità diffondendo nel corpo e nella mente rilassamento e contentezza. Attimi fugagi, ma indelebili. La strada è ormai scelta e va continuata fino in fondo. Alla ricerca di cosa, non lo so ancora, ma ho la sensazione che il mio spirito abbia stabilito una serie di contatti.

Buddha

Era un indiano.
Nacque da un re e visse la giovinezza negli agi. Fu impressionato dalla sofferenza e dalla morte il giorno che uscì dalle mura del palazzo. Ripudiò tutto e trascorse 7 anni di privazione nella foresta. Sperimentò le pratiche ascetiche per trovare la pace dei sensi e della mente. Invano gli insegnamenti degli asceti e dei bramini tentarono di uniformarlo alle credenze indiane. Buddha cercò la strada dentro di se allontanandosi dalle parole e dai costumi di quei tempi. Era il 500 A.C. quando in perfetta solitudine capì che dentro di lui c'era la soluzione. Tutto gli fu chiaro. Tutte le sue domande ebbero risposta. La sua mente si illuminò e da allora lo chiamarono il Risvegliato. Per quarant'anni predicò la sua conoscenza. Quando quello che poteva essere raccontato ai non illuminati si esaurì, volutamente accetto' un piatto di funghi velenosi per terminare la sua esistenza. I segreti che ancora erano nella sua mente rimasero segreti. Ora alcune spiegazioni sulle esistenza umana possono essere cercate nella storia precedente la nascita di Buddha. Le antiche religioni sono la fonte da cui il Buddha ha tratto la sua illuminazione. Le conoscenze delle antiche culture erano forse più veritiere e comunque diverse da quanto insegnato nella attuale cultura occidentale.
La mitologia indiana, cinese, sumera, egizia, nonché azteca racconta di civiltà passate in cui gli Dei vivevano con gli uomini. Storie di guerre, amori, città, viaggi stellari e poteri sovrumani sono comuni in tutti gli antichi testi. Anche la Bibbia racconta la storia del mondo dalla sua Creazione fino alla sua estinzione con l'Apocalisse. E' un testo conciso come il "Bignami" dove tutto e' condensato perché scritto attingendo da testi più grandi e complessi. Il Buddha conosceva le fonti scritte della mitologia e delle religioni antiche, ma ha il merito di aver centrato l'attenzione sulla sofferenza e sulla mente dell'uomo. Contemporaneo di Socrate con lui condivide il pensiero della centralità dell'uomo e come conseguire la sua felicità. La sua analisi vecchia di 2500 anni supera tutto lo scibile della moderna psichiatria e psicologia. L'uomo e' portato per natura a vivere la realtà attaccato ai beni materiali e alle emozioni. La transitorietà della vita determina i cambiamenti che portano a soffrire. Il Buddha insegna come vivere felici con la "  Via di mezzo" in un mondo dove la cattiveria e il dolore governano sovrani.

Dec 7, 2014

Invidia e Indole (Vittorio Alfieri 1749-1803)

L'invidia è un sentimento che sorge spontaneamente quando ci troviamo a vivere e a competere con altre persone. L'Alfieri conobbe l'invidia quando a dieci anni, nel 1759, venne a trovarlo il fratellastro di due anni più vecchio di lui. La sua compagnia sviluppava in lui sollievo ed angustia. Ora ruzzando, ora bisticciando e cavandone ora dei regalucci, ora dei pugni. In una di quelle giornate a cavallo tra il gioco e la avversione,  l'Alfieri batté il capo su un alare di ferro privo del pomo di ottone. La ferita fu così lunga e profonda sopra l'occhio sinistro che causò una visibilissima cicatrice che portò per tutta la vita.  A chi gli chiedeva che cosa fosse successo rispondeva che era cascato, e aggiungeva, "facendo l'esercizio". 
Dalle emozioni che nascono nei giovanissimi petti si possono scorgere i semi diversi dei vizi e delle virtù. Difficili da essere percepiti da coloro che lo circondavano, ma per l'Alfieri quel giorno fu un seme di onor di gloria.  Non solo imparò la sofferenza, ma con discernimento indirizzò le sue emozioni verso il bene anziché il male. La sua riflessione e la definizione dell'invidia è sottile ed acuta:
"L'invidia non era però atroce poiché mi traeva ad odiare precisamente quell'individuo ma mi faceva ardentissimamente desiderare di avere io le stesse cose senza però volerle togliere a lui. Questa è la diramazione delle due invidie di cui l'una negli animi rei diventa poi odio assoluto contro chi è il bene e il desiderio di impedirglielo anche non acquistando per sé;  l'altra, negli animi non rei, diventa sotto il nome di emulazione , o di gara, un'inquietissima brama di ottenere quelle cose stesse in eguale o maggiore copia dell'altro. O quanto è sottile, e invisibile quasi, la differenza che passa fra il seme delle nostre virtù e dei nostri vizi!"
Nelle parole dell'Alfieri si intravede la conoscenza della natura dell'uomo. Colui la cui indole è portata all'amore si manifesta fin dalla sua infanzia e non svilupperà odio verso chi è più capace o più fortunato. La sua indole buona lo spingerà verso l'emulazione senza alcun sentimento di rancore. Al contrario le persone con indole malvagia sono coloro che portano questo seme dentro di loro dalla loro infanzia e per costoro la vita sarà sempre una lotta per soffocare gli altri togliendogli, per impossessarsene, tutto quello che loro sono incapaci ad ottenere. L'invidia è un mostro a due facce: davanti i rei-malvagi e dietro i non-rei buoni.
Conclusione: Nei cessi dell'Ateneo di Siena nel 1970 si leggeva questa massima paliesca: "importante non è fare, importante è che l'altro non faccia".