Dec 7, 2014

Invidia e Indole (Vittorio Alfieri 1749-1803)

L'invidia è un sentimento che sorge spontaneamente quando ci troviamo a vivere e a competere con altre persone. L'Alfieri conobbe l'invidia quando a dieci anni, nel 1759, venne a trovarlo il fratellastro di due anni più vecchio di lui. La sua compagnia sviluppava in lui sollievo ed angustia. Ora ruzzando, ora bisticciando e cavandone ora dei regalucci, ora dei pugni. In una di quelle giornate a cavallo tra il gioco e la avversione,  l'Alfieri batté il capo su un alare di ferro privo del pomo di ottone. La ferita fu così lunga e profonda sopra l'occhio sinistro che causò una visibilissima cicatrice che portò per tutta la vita.  A chi gli chiedeva che cosa fosse successo rispondeva che era cascato, e aggiungeva, "facendo l'esercizio". 
Dalle emozioni che nascono nei giovanissimi petti si possono scorgere i semi diversi dei vizi e delle virtù. Difficili da essere percepiti da coloro che lo circondavano, ma per l'Alfieri quel giorno fu un seme di onor di gloria.  Non solo imparò la sofferenza, ma con discernimento indirizzò le sue emozioni verso il bene anziché il male. La sua riflessione e la definizione dell'invidia è sottile ed acuta:
"L'invidia non era però atroce poiché mi traeva ad odiare precisamente quell'individuo ma mi faceva ardentissimamente desiderare di avere io le stesse cose senza però volerle togliere a lui. Questa è la diramazione delle due invidie di cui l'una negli animi rei diventa poi odio assoluto contro chi è il bene e il desiderio di impedirglielo anche non acquistando per sé;  l'altra, negli animi non rei, diventa sotto il nome di emulazione , o di gara, un'inquietissima brama di ottenere quelle cose stesse in eguale o maggiore copia dell'altro. O quanto è sottile, e invisibile quasi, la differenza che passa fra il seme delle nostre virtù e dei nostri vizi!"
Nelle parole dell'Alfieri si intravede la conoscenza della natura dell'uomo. Colui la cui indole è portata all'amore si manifesta fin dalla sua infanzia e non svilupperà odio verso chi è più capace o più fortunato. La sua indole buona lo spingerà verso l'emulazione senza alcun sentimento di rancore. Al contrario le persone con indole malvagia sono coloro che portano questo seme dentro di loro dalla loro infanzia e per costoro la vita sarà sempre una lotta per soffocare gli altri togliendogli, per impossessarsene, tutto quello che loro sono incapaci ad ottenere. L'invidia è un mostro a due facce: davanti i rei-malvagi e dietro i non-rei buoni.
Conclusione: Nei cessi dell'Ateneo di Siena nel 1970 si leggeva questa massima paliesca: "importante non è fare, importante è che l'altro non faccia".

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